….dallo PSICOLOGO ci vada Lei con suo Figlio!!
E’ così che mi rispose tempo fa una mamma che non riusciva ad accettare che suo figlio, ottimo tennista di livello regionale, perdesse molte partite quando si trovava a pochi punti dalla vittoria.
Al ragazzo scattava il cosiddetto “braccino”…. cominciava a regalare un punto dietro l’altro all’avversario di turno …ed il match in pochi minuti si ribaltava a suo sfavore.
Secondo me il problema del ragazzo era proprio l’eccessiva pressione che i genitori gli davano durante i tornei e proprio per renderli consapevoli del fatto li invitai, con estrema tranquillità, a parlarne con uno Psicologo dello Sport.
Quel suggerimento che per me era scontato, visto che nella mia Formazione Professionale la Psicologia dello Sport è sempre stata un pilastro fondamentale, fu preso da questa mamma veramente male!!
Il tipo di reazione che ebbero i Genitori del ragazzo, mi fece riflettere molto su quanti pregiudizi ci sono ancora verso l’Aspetto Mentale dello Sport Agonistico.
Eppure nel Tennis di Alto Livello ed in tutto lo Sport Professionistico, avere il supporto di un “Preparatore Mentale” è una cosa normale.
L’ultimo esempio di alcuni giorni fa è quello di Simone Bolelli, uno dei migliori tennisti italiani della Classifica Mondiale.
Egli ha affermato, in un intervista apparsa sulla Gazzetta dello Sport che già da un anno e mezzo lavora appunto con uno Psicologo dello Sport su come affrontare mentalmente al meglio le situazioni durante le partite.
A differenza di quello che si crede infatti, la Psicologia dello Sport non mira a “curare”, ma ha come Obiettivo prevalente quello di Migliorare le Prestazioni Sportive attraverso l’ incremento e l’ottimizzazione di Abilità Mentali quali la Capacità di Attenzione, la Concentrazione, la Gestione dello Stress, il Controllo dell’Ansia, ecc…
La Psicologia dello Sport è molto importante anche per quel che riguarda l’ambito dell’Apprendimento Motorio dove ogni “Gesto” sportivo viene acquisito grazie alla Capacità del nostro Cervello di recepire, dagli stimoli che gli arrivano (per esempio la velocità del pallone o la distanza da un ostacolo durante la corsa), quale sarà la risposta adeguata da mettere in atto in quella singola situazione.
Per me tutto questo è sempre stato molto “affascinante”….voi che ne pensate??
CIAO GIANNI,
BEH DALLA REAZIONE DEI GENITORI SI INTUISCONO E CAPISCONO I PROBLEMI DEL FIGLIO NEL MANTENERE LE ASPETTATIVE
NEI CONFRONTI DI GENITORI CHE POCO SANNO ASCOLTARE LE ESIGENZE DEL PROPRIO FIGLIO,
MA LA DOMANDA : “MIO FILGIO SI DIVERTE A GIOCARE A TENNIS” SE LA SARNNI MAI POSTA ?
CIAO MARCO
Ciao Marco…purtroppo , anzi x meglio dire x sua fortuna, il ragazzo in questione, adesso si diverte moltissimo…è infatti andato a giocare a calcio!!!