L’ ”Adultizzazione” dello Sport Giovanile
La sintesi di questo articolo “Boom di lesioni fra i giovani sportivi, scatta l’allarme” di Mabel Bocchi è abbastanza preoccupante: da cinque anni a questa parte gli infortuni in giovane età, collegati alla pratica sportiva, sono più che triplicati.
Riflettendo su questo dato mi sono tornate a mente le infinite volte che mi sono trovato a discutere con Istruttori di tutti gli Sport nei vari convegni di aggiornamento e le conclusioni alle quali si arrivava erano sempre quelle di… “salvaguardare lo sviluppo psicofisico dei ragazzi”,…“indirizzare i programmi di apprendimento e di allenamento verso obiettivi a lungo termine”,…“fare in modo che i campionati ed i tornei rappresentino per i ragazzi e le famiglie importanti momenti di verifica dei programmi svolti indipendentemente dai risultati”, ecc…
Insomma, sul momento tutte argomentazioni teoricamente perfette, ma poi quando ogni Tecnico ritorna ad operare nelle proprie realtà, difficilmente riesce a mettere in pratica i buoni propositi con i quali è rientrato a casa.
La limitata “cultura” che si respira nelle società sportive giovanili, credo impedisca e freni un “modo di operare” orientato verso i reali bisogni dei ragazzi.
I Dirigenti, noi Istruttori ed una larga fascia di Genitori, preferiscono pensare troppo a “breve termine”: l’ obiettivo è vincere gare, tornei e “campionatini” di scarsa rilevanza ed apparire poi sulle cronache sportive dei quotidiani locali e/o ottenere dalle Istituzioni contributi economici per i “risultati raggiunti”.
Di conseguenza ci si dimentica che abbiamo a che fare con ragazzi ancora fisicamente “immaturi” e li trattiamo ed alleniamo come atleti “ADULTI” e non come Bambini o Adolescenti in crescita, con tutte le problematiche che questa comporta.
Nel Tennis, per esempio, si “spremono” i ragazzini in allenamento con estenuanti sedute di palleggio con l’obiettivo non di aiutarli a completare il loro “bagaglio tecnico”, ma di abituarli a sbagliare meno degli avversari in modo da avere più probabilità di “portare a casa” il match.
Nel Nuoto già a 10/11 anni si programmano allenamenti in quasi tutti i giorni della settimana più la gara di domenica.
Negli Sport di squadra si pretende dai ragazzi “intensità” ed ancora “intensità” con il risultato che a 15 anni molti di loro arrivano “cotti” e di conseguenza smettono.
Che fare?? Secondo me sta a noi Genitori capire intanto le reali motivazioni per le quali il nostro ragazzo sceglie (ammesso che l’abbia scelta lui e non noi per lui) quell’attività sportiva e poi cercare di trovare l’ambiente migliore per le sue esigenze del momento.
Come ho già scritto nel post “Quale è l’ambiente ideale per lo Sport dei Bambini/Ragazzi” la Preparazione degli Istruttori e dei Dirigenti è di fondamentale importanza.
Affidando infatti i nostri figli a persone che si dimenticano facilmente che lo Sport Giovanile è prima di tutto aggregazione e divertimento (…di conseguenza non ha senso mettere ai ragazzi troppa “pressione” oltre a quella che già devono affrontare quotidianamente per gli “obblighi scolastici”) si rischia, oltre agli infortuni, un abbandono di un’attività sportiva che solo qualche mese o anno prima, avevano intrapreso con grande passione ed entusiasmo.
Grazie Gianni di quest’articolo interessantissimo!
L’articolo è interessante perché noi abbiamo condotto un sacco di ricerca con un’università brittanica che ha scoperto dei risultati interessanti. Hanno scoperto che le biciclette di cui hanno bisogno i bambini sono completamente diverse a quelle di cui hanno bisogno gli adulti. Comunque, la maggior parte delle biciclette per bambini sono versioni piccole di quelle per gli adulti. Noi abbiamo disegnato un’attrezzo con cui i negozi possono misurare le dimensioni ottime per le biciclette. Hanno scoperto che i bambini hanno dei bisogni completamente diversi a quelli degli adulti.
Grazie a te Ryan del contributo….non sapevo assolutamente nulla riguardo l’argomento biciclette bambini. Se, come me, vi interessa approfondire: https://www.frogbikes.com/